Risarcimento danni per diagnosi tardiva o non corretta

In tema di risarcimento danni conseguenti ad una diagnosi tardiva o diagnosi non corretta e di responsabilità legale del medico.

In tema di perdita di chance, particolarmente importante è una recente decisione della Corte di Cassazione (ord. n. 29838/2018), la quale chiarisce i criteri per la verifica della sussistenza di responsabilità dei sanitari nonché di risarcibilità dei danni conseguenti ad una diagnosi tardiva o non corretta, tali da menomare le possibilità di guarigione di un paziente.

Nel caso di specie, veniva accolto il ricorso nei confronti dell’Asl di Avezzano, Sulmona e L’Aquila, dei genitori e fratelli di un bambino rimasto invalido al 90% a seguito di un viaggio in Marocco, al cui ritorno l’adolescente aveva manifestato uno “…stato febbrile soporoso accompagnato da cefalea, epistassi, tosse e vomito”, iniziando successivamente “…un lungo percorso di ricoveri…” con diagnosi sempre diverse, fino all’identificazione di una “meningoencefalite”.
Dopo la vittoria in primo grado, ove il Tribunale di Avezzano aveva riconosciuto il “danno da perdita di chance

Per la Suprema Corte tale ragionamento contiene un errore logico-giuridico, poiché confonde il piano dell’incertezza dell’evento con l’incertezza del nesso causale: in tal senso, infatti, esso perviene ad escludere la sussistenza del nesso eziologico “sulla base dell’incertezza di quelli che avrebbero potuto essere i risultati di una corretta e tempestiva diagnosi”.
Tuttavia la possibilità di conseguire un risultato migliore, nei termini di un minor grado di deficit invalidante, attiene al piano dell’evento, non del nesso causale.

I giudici della Suprema Corte hanno pertanto sancito il seguente principio di diritto:”In caso perdita di chance conseguente a malpractice sanitaria,l’attività del giudice deve tenere distinta la dimensione della causalità da quella dell’evento di danno, valutando adeguatamente il grado di incertezza dell’una e dell’altra. La riconducibilità dell’evento di danno al concetto di chance postula un’incertezza del risultato sperato ed è rispetto all’insorgenza di questa situazione di incertezza – non già al mancato risultato stesso, che darebbe luogo ad una diversa specie di danno – che deve essere accertato il nesso causale, secondo il criterio civilistico del “più probabile che non”».

In definitiva, conclude l’ordinanza dello scorso 20 novembre 2018, i giudici di merito avrebbero dovuto verificare le “chance di guarigione”, ovvero che possibilità ci fossero di attenuare l’esito permanente della malattia in caso di diagnosi corretta e tempestiva.

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